martedì 21 maggio 2019

Henry Mucci, un guerriero americano made in Campobasso


A sinistra Benjamin Bratt (il Colonnello Henry Mucci) e James Franco (Il capitano Prince)
A destra Il tenente colonnello Henry Mucci
La memoria della Seconda Guerra Mondiale appare sempre più labile: intere generazioni in tutto il pianeta ormai hanno messo alle spalle un dramma che coinvolse popolazioni e paesi lontani, perdendo nel tempo anche il patrimonio orale di chi quella terribile esperienza l’ha vissuta, indossando una divisa ed imbracciando un moschetto. Proprio durante le guerre, però, gli esseri umani possono raggiungere le vette più alte di eroismo, così come quelle della bestialità più assoluta. Se la storia e  l’iconografia stessa del conflitto mondiale per i campobassani è stata costruita sulle fotografie e sui ricordi della presenza tedesca in città e dell’entrata delle truppe canadesi e neozelandesi, una storia merita di essere raccontata che è quella di un eroe americano, nato da emigrante campobassano negli Stati Uniti: la storia di Henry Mucci.

Figlio di Andrea Mucci (1871-1920) nato a Campobasso e di Elizabeth Sabbatella LaMaita, nata a Tiggiano (SA), Henry Mucci viene ricordato dalla storia americana come colui che nel gennaio del 1945 guidò un reparto formato da 128 Ranger dell’esercito statunitense in una missione che salvò 512 sopravvissuti della Marcia della morte di Bataan dal campo di prigionia di Cabanatuan nelle Filippine. La prima operazione nella storia da parte della forze armate americane riguardante il recupero di prigionieri in campo ostile. Mucci diplomato nell’accademia militare di West Point, dopo una prima esclusione dovuta all’altezza, esperto cavaliere equestre (suo padre era un commerciante di cavalli nella zona di Bridgeport, Connecticut), divenne tenente colonnello del 98° Battaglione di artiglieria da campo nel febbraio del 1943, dopo essere scampato all’attacco di Pearl Harbor il 7 settembre 1941.

Nello stesso mese, su ordine della US Sixth Army Command, il comando della sesta armata statunitense, trasformò il suo battaglione di artiglieri in un agguerrito reparto di rangers, attraverso un durissimo e martellante addestramento in un campo nella Nuova Guinea, dove utilizzò tecniche da commando per oltre un anno, specializzando i suoi uomini alla guerriglia e alla vita nella giungla. Un addestramento che serviva ad uno scopo specifico in quell’area. A causa delle condizioni inumane a cui venivano sottoposti i prigionieri di guerra da parte dell’esercito giapponese, durante la liberazione delle Filippine, il generale Walter Kreuger aveva scelto Mucci per guidare la liberazione del campo di prigionia di Cabanatuan dove venivano perpetrate violenze e decimazioni sommarie nei confronti dei prigionieri alleati.

Il Giappone infatti non aveva firmato nessuna delle Convenzioni di Ginevra che, tra le altre cose, garantivano il trattamento umano dei prigionieri di guerra nemici. Di conseguenza, i militari giapponesi non si sentivano vincolati da regole di condotta. I prigionieri di guerra potevano aspettarsi di essere trattati brutalmente dai giapponesi che consideravano chiunque si fosse lasciato prendere vivo come meritevole del massimo disprezzo. Le brutalità vengono ricordate come la marcia della morte di Bataan.  I prigionieri di guerra che non venivano giustiziati direttamente, venivano condannati a morte come schiavi nei campi di lavoro forzato, non solo nelle Filippine ma anche in Cina, a Taiwan, in Corea e in Giappone. Quando le truppe americane e i partigiani filippini cominciarono a liberare il paese, l'Alto Comando dell'esercito imperiale giapponese prese la decisione di massacrare tutti i prigionieri di guerra in modo che nessuno potesse essere liberato. Il 14 dicembre 1944 le unità della Quattordicesima Armata di Area giapponese organizzarono un finto raid aereo al Campo 10-A sull'isola di Palawan, vicino alla città di Puerto Princesa. Dopo aver radunato 150 prigionieri di guerra americani nei loro rifugi, i soldati giapponesi cosparsero le baracche di benzina e diedero fuoco, sparando e bastonando a morte quanti tentarono di fuggire. Un episodio che convinse gli ufficiali americani a mettere in piedi l’operazione di salvataggio nel campo di prigionia, vicino alla città di Cabanatuan, che ospitava oltre 500 prigionieri di guerra che, dopo una prima fuga dei giapponesi dal campo ed il loro feroce ritorno nella metà del gennaio 1945 (che consisteva nella decimazione dei prigionieri), scattava il piano di salvataggio coordinato dal maggiore Robert Lapham, capo della guerriglia per USAFFE (Forze armate degli Stati Uniti in Estremo Oriente) e al capitano Juan Pajota (anche di USAFFE) coordinati col colonnello Horton White.

Il Tenente Colonnello Henry Mucci era a capo di 90 Rangers della C Company e altri 30 della F Company (6 ° Ranger Battalion) insieme a 14 Alamo Scouts (divisi in due squadre). Gli esploratori 24 ore prima dell’inizio dell’operazione avevano ispezionato il perimetro del campo. Alla fine del gennaio 1945 la forza al comando di Mucci circonderà il campo, attaccherà e ucciderà le guardie per poi scortare i prigionieri liberati in salvo a dorso di bufali. Con loro circa 250 guerriglieri filippini, malamente armati e addestrati, impegnati a reperire informazioni, a fare da guida, attaccare e tagliare le linee telefoniche e insieme agli americani impegnare in combattimento le truppe a difesa dell’area. Un’azione eroica quella dei ribelli che, oltre a fare brillare un ponte rendendo impossibile l’intervento dei carri armati, riuscirono nell’operazione a distruggere quattro mezzi a colpi di bazooka, avendo ricevuto l’addestramento solo poche ore prima.

L’operazione fu un successo: 489 prigionieri di guerra e 33 civili messi in salvo, 492 erano quegli americani. Ma in quello stesso giorno venne liberato anche Camp O'Donnell. Due furono le vittime tra i ranger, 21 quelle per i guerriglieri filippini che rispondevano al capitano Jose Paioda, nativo filippino arruolato nelle forze armate americane. Le atrocità raccontate dai sopravvissuti  e le tremende condizioni di vita nei campi di prigionia a Bataan e Corregidor girarono il mondo. Per la prima volta, infatti, grazie alla resistenza filippina che era riuscita a contrabbandare con le guardie corrotte del carcere una macchina fotografica e migliaia di pasticche di chinino, vennero documentate le violenze e le sofferenze dei prigionieri attraverso fotografie scioccanti. Il 2 febbraio del 1945 la notizia venne accolta ufficialmente dal pubblico americano con euforia ma l’evoluzione del conflitto si muoveva rapidamente e presto nell’opinione pubblica americana il ricordo del raid fu oscurato da altri eventi come la Battaglia di Iwo Jima, una delle più sanguinose battaglie nel teatro di guerra che si combatteva nelle acque del Pacifico.

Il leggendario generale americano Douglas MacArthur descrisse la missione come "brillantemente riuscita". Il 3 marzo 1945 premiò personalmente tutti i militari che presero parte al raid, essendo un grande amico di Mucci. Per Il tenente colonnello Henry Mucci la promozione a pieno di colonnello, oltre alla nomina per la Medal of Honor del Congresso. Sia lui che il Capitano Prince che guidò l’attacco centrale al campo, però optarono per la Distinguished Service Cross, la Silver Cross consegnata direttamente dall’amico generale. Mucci proveniva da una famiglia numerosa ei suoi fratelli prestarono servizio nell'esercito e nella marina statunitensi durante la seconda guerra mondiale. Anche le sue sorelle si adoperarono con spirito patriottico, dividendo il loro tempo tra la VFW e il lavoro nelle fabbriche di armamenti bellici.

Dopo la fine della guerra Henry Mucci tornò a casa sua a Bridgeport, CT, dove venne accolto come un eroe nazionale. Un anno dopo la fine della guerra, corse senza successo per il Congresso americano. Nel 1947 il matrimonio con Marion Fountain con la quale ebbe tre figli. Nei suoi ultimi anni è diventato rappresentante di una compagnia petrolifera canadese in Tailandia. E’ stato anche presidente del Bridgeport Lincoln Mercury. Per onorare il loro concittadino, nel 1974 i padri della città di Bridgeport hanno intitolato a Henry Mucci una tratto della Route 25 tra Bridgeport e Newtown. Dopo la pensione, con sua moglie si è trasferito a Melbourne, in Florida. Il vecchio guerriero si è spento il 20 aprile 1997 ad 88 ani dopo le conseguenze dovute alla frattura di un’anca, avuta due anni prima mentre, fedele al suo passato di ranger, nuotava nelle acque di Melbourne. Una sezione dell’Ambasciata Americana di Roma è dedicata alla sua memoria.

IL FILM. L’eroismo di quegli uomini è ricordato nel libro “Ghost Soldiers: The Epic Account of World War II’s Greatest Rescue Mission” (in Italia “Soldati fantasma”, Corbaccio, Milano), divenuto trasposizione cinematografica nel 2016 con il film “The Great Raid - Un pugno di eroi”, una produzione Usa – Australia diretto da John Dahl, con Benjamin Bratt nella parte di Henry Mucci, James Franco in quella del capitano Prince e Joseph Fiennes, ufficiale prigioniero dei giapponesi e leader malato e stremato dei PoW americani.