Intervista a Ouday Ramadan, giornalista italo siriano
sull’aggressione terroristica alla Siria
di Maurizio Oriunno
Considerata come la nazione più laica del Medio
Oriente, composta da 53 etnie e dove esiste da sempre la libertà di culto, la
Siria da circa due anni è un paese insanguinato da una aggressione esterna
proveniente dalle frange integraliste appoggiate dalla Fratellanza Musulmana e
dai movimenti interni contrari al governo del presidente Bashar al-Assad che
chiedono di attuare riforme rispetto agli equilibri interni al paese.
Un’aggressione controversa che in Italia è percepita come movimento di
liberazione contro una dittatura, grazie anche alla stampa embedded e alle
generose veline provenienti dalle agenzie di stampa occidentali e arabe, che
rischia di creare invece un nuovo stato islamico radicale, vista la presenza
nel Consiglio nazionale siriano (organizzazione che unisce le opposizioni in
Siria) dei Fratelli Musulmani e altri gruppi legati all'Arabia Saudita ed
al-Qa'ida.
La Fratellanza Musulmana è appoggiata dagli Stati
Uniti, sul modello di Egitto e Tunisia, convinti che i Fratelli Musulmani siano
un movimento moderato in grado di dare ai Paesi medio-orientali una democrazia
islamica non oppressiva. Non sono di questa idea i moderati e i laici siriani
che invece temono che dietro alle rassicurazioni della Fratellanza Musulmana si
celi in effetti la volontà di creare un grande califfato in Medio Oriente.
Scatenando una guerra contro il governo, i gruppi armati in Siria oltre a
provocare un gran numero di morti e feriti ed infliggere danni alle
infrastrutture pubbliche, non hanno risparmiato le opere storiche del paese.
L'ultimo esempio è la moschea degli Omayyadi ad Aleppo, nel nord, e la vecchia
bazar della città, entrambi distrutti dai mercenari salafiti di al Qaeda,
provenienti da Cecenia, Egitto, Libano, Marocco, Tunisia e sostenuti da paesi
come Qatar, Arabia Saudita, Turchia e Giordania. Secondo l’Unesco, sarebbero
già 16 i siti archelogici (della World Heritage List) danneggiati o depredati,
di cui tre patrimonio dell’umanità. Tra questi: la moschea al-Omari della città
di Dara’a, nel sud, considerate come un testamento alla formazione e alla
diffusione della religione e dello stato islamico e il magnifico ‘Krak des
Chevaliers’, che Lawrence d’Arabia descriveva come "uno dei castelli
medievali meglio conservati che il mondo possa offrire", e che ha subito
un bombardamento e diversi furti.
Della guerra civile in Siria, dei suoi risvolti
umanitari e degli scenari futuri ne parliamo con Ouday Ramadan detto Soso,
italo siriano, consigliere comunale del Prc e poi del PdCI per dieci anni e
segretario dell'Unione Inquilini di Cascina per oltre 20 anni, fuggito negli
anni ’80 dalla Siria poiché militante del Partito Comunista siriano, ha
militato nel Partito comunista libanese e ha partecipato alla lotta armata in
Libano. Nella prima metà degli anni ’90 rientra in Siria riavvicinandosi al
regime di Bashar, pur non considerandosi vicino al partito Ba’th. E’tornato nel
novembre 2011 in Siria ed è stato promotore di due manifestazioni nella seconda
metà del 2012 in favore dello stato siriano. Manifestazioni che hanno fatto
infuriare la sinistra pacifista anche a causa della presenza di organizzazioni
dell’estrema destra italiana che avrebbero strumentalizzato la causa.
Ramadan,
nell’Occidente il concetto di democrazia è univoco. Come interpreta invece un
siriano oggi tale concetto, sapendo di aver vissuto in un paese governato da un
regime autoritario ma aggredito sin dalla sua nascita da forze esterne?
Innanzitutto trovo davvero divertente la
convinzione da parte degli italiani che il loro sia un paese democratico e che
il loro sia un popolo libero. Gli italiani non decidono più niente in casa loro
almeno dalla fine della seconda guerra mondiale, da quando cioè si è realizzata
un'occupazione militare da parte degli Stati Uniti d'America. E con la
creazione dello stato sionista nel 1947 tutta l'Italia si è trovata imbarcata
in una guerra permanente contro popoli con cui non solo in passato non aveva
mai avuto conflitti, ma con cui aveva invece scambi commerciali e culturali di
vecchia data. La situazione si è trascinata fino ad oggi, e le conseguenze sono
sotto gli occhi di tutti. Prima del marzo 2011, data dell'inizio
dell'aggressione alla Siria, l'Italia era uno dei più importanti partner
commerciali della Siria, così come dell'Iran. Avrebbero potuto essere
sviluppati seri progetti di rafforzamento e sviluppo delle relazioni e dei
rapporti commerciali tra questi due paesi, con vantaggi per entrambi. Ma poiché
l'Italia si trova all'interno di quella banda di predoni che è la Nato, i cui
padri padroni sono gli Usa, lo stato sionista e vecchi stati colonialisti
storici come la Francia e l'Inghilterra, l'Italia è stata costretta ad
appoggiare quella che è stata un'aggressione militare vera e propria. Una
guerra a tutti gli effetti, ma non convenzionale. Una guerra che non è condotta
da un esercito nazionale, indossante una divisa precisa e ben distinguibile, i
cui capi militari sono noti, bensì da miliziani reclutati in ogni parte del
mondo, i quali non indossano nessuna divisa, sono spesso difficilmente
distinguibili dai civili e obbediscono a comandi occulti e distanti dal fronte
di guerra anche centinaia di migliaia di chilometri. Purtroppo, molti dei
nostri soldati sono morti in imboscate effettuate da miliziani in abiti civili.
E poiché l'Esercito Siriano non spara su qualsiasi cosa si muova e non rade al
suolo indiscriminatamente le città come i media occidentali vogliono farci
credere, il prezzo pagato dai nostri ragazzi è stato altissimo.
E questa guerra non si combatte neanche in campo
aperto, al di fuori delle città, ma all'interno delle città. I mercenari hanno
occupato le città, sequestrando i civili, ed usandoli come scudi umani. Certo,
ci sono zone in cui una buona parte della popolazione è con i miliziani, ma
sono zone limitate, non certo la maggioranza del paese come dicono i
collaboratori dei ribelli al di fuori della Siria, le cui menzogne rimbalzano
quotidianamente sui principali media di tutto il mondo.
Tornando alla democrazia, Bashar Al-Assad è
succeduto al padre nel governo del Paese. Ci è stato chiesto se secondo noi gli
italiani accetterebbero che Napolitano, o Berlusconi, lasciassero il potere al
proprio figlio. Io rispondo che gli italiani accettano tutti i giorni da 60
anni questo e anche di più. Nel senso che non esiste un politico di spicco in
Italia che non abbia piazzato nelle istituzioni e nei centri di potere non solo
i propri figli, ma anche mogli, fratelli, sorelle, nipoti, amanti e chi più ne
ha più ne metta. Quindi prima di starnazzare per la pagliuzza nell'occhio del
vicino, sarebbe bene togliere la trave dal proprio occhio. In Siria esistono un
governo e un opposizione, e il Baath non è l'unico partito, ma uno dei tanti
ufficialmente riconosciuti. Nel 2000 la nomina di Bashar Al-Assad è stata
sottoposta a referendum popolare, che ha confermato Bashar Al-Assad come
Presidente della Repubblica Araba Siriana.
E se qualcuno si chiede come mai oggi tutti i
siriani sono contro il presidente la risposta è semplicemente che questo non è
vero. La maggior parte dei siriani oggi sta con Bashar Al-Assad, e non c'è da
stupirsi, visto che pure con tutti gli errori suoi e del suo governo,
l'alternativa sono i tagliatori di teste. Non esiste una "parte più
aperta" o "moderata" tra i tagliatori di teste. Anche quelli che
hanno abbandonato la loro tenda nel deserto per approdare ai loft delle
metropoli americane ed europee, quelli che oggi padroneggiano perfettamente la
tecnologia ed internet, che giocano in borsa e siedono nei parlamenti, quelli
che hanno un sacco di amici tra i pacifisti, quelli che godono di ottime
entrature nei principali partiti occidentali, quelli a cui questi partiti fanno
riferimento quando si parla di Islam, questi forse una testa con le proprie
mani non l'hanno mai tagliata, ma hanno finanziato e sostenuto centinaia di
migliaia di mani che hanno torturato ed ucciso, in un'escalation sempre più
mostruosa di atrocità, centinaia di migliaia di persone.
Dicono che in Siria c'erano problemi di corruzione.
Né più né meno che in ogni altro paese del mondo. Risparmiatemi la barzelletta
che nei paesi democratici la corruzione non c'è. E anzi, a volerla dire tutta,
siamo coscienti dell'altissimo prezzo pagato dai siriani, ma questa crisi una
cosa buona l'ha portata. Ha isolato i corrotti. Tutta la vecchia putrescente e
corrotta classe politica, identica a quella che avete voi in Italia, si è unita
ai ribelli armati. E contro di loro sono schierati i cannoni dell'Esercito
Siriano. Voi in Italia, senza cannoni e con le vostre elezioni dei vostri
partiti camerieri della Nato, degli yankees e dello stato sionista, dei
corrotti non ve ne libererete mai, anche se siamo in pieno entusiasmo da tempi
messianici pre-elettorali. E chi non è tele-rincoglionito di questo se ne rende
conto perfettamente. E anche se vogliamo parlare di gente al potere da
quarant'anni, l'Italia non può certo salire in cattedra.
Sempre a proposito di democrazia, vorrei
ricordare un giornalista siriano, Ahmed Sattouf, di Homs. Questo giornalista
era un grande conoscitore, oltre che della situazione siriana, anche della
situazione e dei protagonisti della scena politica internazionale. Quando l'ho
conosciuto, nel maggio 2011, in occasione dei funerali del martire il Tenente
Colonello Ibrahim Al-Abdallah, ho scoperto che conosceva perfettamente l'allora
Presidente del Consiglio Berlusconi e le sue posizioni di politica estera.
Sempre che di "posizioni" si possa realmente parlare. Perché riguardo
alle sue "posizioni" in politica estera, mi verrebbe da fare una
battutaccia da toscanaccio quale sono.
Comunque, Sattouf criticava aspramente l'allora
governatore di Homs, e aveva ragione. Aveva deciso di candidarsi alle elezioni
per la carica di governatore della città di Homs. Dico, candidare alle elezioni.
I più svegli avranno già colto il significato di questa parola. Candidarsi vuol
dire elezioni, elezioni vogliono dire democrazia. Sapete come è andata a
finire? Che siccome Sattouf era sì un critico feroce sia del governatore di
Homs, sia del Baath che del governo siriano, ma non era così sconsiderato da
lasciare il suo paese nelle mani dei tagliagole in quota Nato, per questo si è
opposto al "cambiamento in Siria" manovrato dalle potenze straniere.
E per questo lo hanno ammazzato. Pensate l'ironia della sorte. Per anni ha
criticato aspramente e si è opposto ai tiranni sanguinari che governavano, e ha
avuto sempre salva la pelle. Ha criticato i liberatori, paladini della
democrazia e della libertà, ed è stato ammazzato.
Per concludere voglio ricordare che i principali
finanziatori del "cambiamento in Siria",ovvero Qatar e Arabia
Saudita, sono retti da monarchie. La costituzione dell'Arabia Saudita recita
che la famiglia reale saudita è quella regnante, e che solo i membri della
famiglia reale possono governare. L'Arabia Saudita è una monarchia assoluta ed
ereditaria, che non può insegnare la democrazia a nessuno. Tantomeno il
Qatar,che non ha nemmeno una costituzione, in compenso ha un emiro con poteri
assoluti. E con l'emiro Al-Thani l'Italia intrattiene fior di scambi
diplomatici. Lo stesso Monti, in veste di Presidente del Consiglio della
Repubblica Italiana, è andato in Qatar pochi mesi fa, per trattare varie cose
che però non si possono sapere perché Monti è tenuto al segreto e mica deve
rendere conto ai suoi elettori, visto che non è mai stato eletto.
Vorrei ricordare che la storica griffe italiana
Valentino è ora nelle mani di Al-Thani, il quale voleva fare un regalo alla
moglie e ha pensato bene di regalargli l'azienda italiana, con tutti i suoi
lavoratori e il suo indotto, visto che da anni la first lady veste Valentino.
Punta anche al Milan l'emiro, e finora nessuno ha
sollevato obiezioni su una sua possibile acquisizione di una parte della
società, e comunque non per il problema della assoluta mancanza di democrazia
dello "stato" (che già ci vuole del coraggio anche solo per definirlo
tale) qatariota e nemmeno per l'annosa questione della persecuzione sistematica
della minoranza sciita del Bahrein sempre da parte del ultrà qatariota in
accoppiata in questo con l'ultrà saudita. Dobbiamo forse diventare monarchici
in Siria per farvi contenti?
La presenza di
mercenari e fondamentalisti sul territorio siriano come è stato accolto dalla
popolazione siriana ma anche dalle forze politiche contrarie al regime di
Bashar?
I partiti siriani che prima dell'aggressione alla
Siria erano oppositori del governo, come per esempio il Partito Comunista
Siriano, che esiste in Siria dal 1924, il Partito Nazional-socialista Siriano,
o il Partito per Democrazia in Siria, e altri partiti oppositori del governo
siriano, oggi sostengono Assad. E come dicevo
prima, la maggior parte dalla popolazione siriana in questo momento sostiene il
Presidente Bashar Al-Assad. Per quanto riguarda i fondamentalisti, ci sono
siriani che hanno sostenuto i miliziani non dall'inizio dell'aggressione, ma da
prima, e gli hanno fornito appoggio, base logistica e persino una rudimentale
forma di intelligence, chiamiamola così, popolare. Ma la maggior parte
dei siriani fino a ieri ha lavorato onestamente, magari anche mugugnando o
proprio incazzandosi, giustamente, contro Assad e le scelte del suo governo, e
questo è assolutamente legittimo, ma questa maggioranza di siriani non ha certo
partecipato o sostenuto l'aggressione armata. E anzi, si può ormai dire che non
esiste oggi alcun cittadino siriano che non abbia avuto morti ammazzati
all'interno della propria famiglia e il saccheggio anche totale dei propri
beni.
Qual è il ruolo di
Israele in questo conflitto?
Lo stato sionista è lo stato che più di tutti
raccoglie i frutti della guerra alla Siria. La Siria è da sempre impegnata
nella difesa della resistenza palestinese, libanese ed irachena, e il suo asse
con Iran ed Hezbollah è cosa nota. E nonostante il tradimento di Hamas, Assad
ha ribadito, nel suo recente discorso alla Nazione, il suo sostegno alla causa
palestinese. Dopo questo discorso, trasmesso in diretta da emittenti di tutto
il mondo, la Siria ha visto manifestazioni spontanee di entusiasmo e di
sostegno al proprio Presidente in tutto il Paese e anche al di fuori della
Siria, in tutto il mondo.
Anche l'alleanza con l'Iran ed Hezbollah è
intoccabile. E recentemente si è saldata anche l'alleanza con quella
straordinaria nazione che è la Russia, e con il Venezuela guidato da quel gigante
che è Hugo Chavez. E anche la Cina si è stretta attorno alla Siria, ponendo per
due volte il veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite all'intervento
Nato, insieme alla Russia.
Per questo è proprio lo stato sionista il regista
principale di tutta questa guerra. Far cadere il governo di Assad, per
consegnarlo nelle mani di un governo fantoccio manovrato da loro, sarebbe una
sconfitta catastrofica per la maggior parte delle nazioni del globo, ma una
grandissima vittoria per lo stato sionista.
Quali responsabilità
addebita ai media italiani rispetto a quello che accade nel Medio Oriente e
nell’Africa Subsahariana?
Una responsabilità piena, dall'inizio
dell'aggressione fino ad oggi.
Le "notizie", assolutamente false, che
leggete sui vostri quotidiani principali sono tutte riprese dall'Osservatorio
siriano per i diritti umani che ha sede a Londra. Il quale non è altro che un
tassello fondamentale nella gigantesca opera di disinformazione in merito a
tutta la questione siriana. Ogni giorno arrivano veline da questo sedicente
osservatorio per i diritti umani a tutti i principali media occidentali, i
quali riversano queste false notizie sui loro quotidiani, settimanali, mensili,
sui loro telegiornali, trasmissioni di approfondimento, e anche in tutte quelle
trasmissioni pomeridiane e serali spazzatura che hanno come unico obiettivo
quello di plasmare le coscienze degli italiani e che caratterizzano i
palinsesti della tv italiana. Anche tutta l'immensa tiratura di riviste
apparentemente apolitiche e innocue come i settimanali femminili, sono
arruolati in questa gigantesca opera di falsificazione della realtà. Non farò
nomi, ma in questi mesi la questione siriana, con il suo mostruoso presidente
trucidatore di bambini, ha trovato spazio nelle cosiddette riviste femminili,
tra la cronaca della settimana della moda milanese e i consigli per il primo
appuntamento galante con l'uomo dei sogni. Non hanno risparmiato Asma al-Assad,
fino a ieri icona di eleganza e simbolo della donna mediorientale moderna,
dinamica, non velata, impegnata a fianco del marito, giovane ed illuminato
leader siriano. Perché così veniva descritto Assad fino a pochi anni fa dagli
stessi giornali che oggi lo descrivono come un mostro. Ma anni fa Bashar
Al-Assad veniva ricevuto in Occidente con tutti gli onori, veniva nominato
Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana e ricevuto in Campidoglio. E'
stato anche arruolato tutto un esercito di persone, attori ed attrici falliti,
aspiranti politici senza talento e senza elettori, riciclati politici attaccati
disperatamente a qualsiasi poltrona, e tutta una serie di persone chiamate ad
impersonare un gigantesco dramma siriano, un esercito di perseguitati da Assad
che sono tutti sfuggiti per miracolo ad una morte orribile. Hollywood alla sua
più ambiziosa rappresentazione farsesca mondiale. Con davanti un'immensa platea
di spettatori passivi, che assorbe ogni parte di questa narrazione inventata
come se fosse realtà, e che con i pezzi di questa farsa costruisce le proprie
opinioni. Lo ha detto la televisione, quindi è vero. Fabbricanti di mondi
paralleli, paradisi artificiali, dove lo spettatore, sempre più rimbambito,
perde sempre di più la propria intelligenza e la propria capacità critica e di
analisi della realtà. Infatti, si assiste a trasmissioni che mandano servizi su
quanto i miliziani salafiti siano buoni, combattenti per la libertà e la
democrazia in Siria, ma che nel servizio dopo diventano terroristi nemici della
libertà e della democrazia in Mali. Ma sono sempre le stesse identiche persone.
Una volta la sharia islamica è auspicabile come
base fondante dello Stato, immediatamente dopo è l'incubo peggiore per i
popoli. Basterebbe questo per screditare ogni singola parola che esce dalle
loro bocche, su qualsiasi argomento.
Notizie provenienti dalla Tunisia danno
per sicuro un trasferimento delle milizie integraliste dalla Siria, dove
l’esercito ha rioccupato le principali città e basi, verso il Mali. Qual è la
situazione odierna e quali paesi accettano il transito di queste “truppe”?
Questo non deve in alcun modo stupire. Queste
orde di miliziani sono una creatura delle centrali di intelligence sioniste e
yankees. La stessa Al-Qaeda nasce per volontà degli americani, originariamente
con la funzione di combattere l'Armata Rossa dell'Unione Sovietica in
Afghanistan. Scopo di questa organizzazione era reclutare miliziani per
combattere appunto contro i sovietici, e porre anche le basi per un completo
lavaggio del cervello dei popoli di quelle zone geografiche a maggioranza
islamica. Al-Qaeda oggi è anche su twitter, e il loro scopo dichiarato, anzi
twittato come si dice oggi, è "espellere gli infedeli dal territorio dei
fedeli, unire i musulmani e creare un nuovo califfato islamico".
Ridisegnare quindi completamente i confini dei paesi islamici, facendo cadere i
governi nazionali, soprattutto se laici. E la Siria è un governo nazionale
laico, come lo era la Grande Giamairia del martire Moammar Gheddafi, nonché un
paese dove convivono pacificamente da moltissimi anni numerose etnie, comunità
e confessioni religiose. E in questo i meriti degli Assad sono enormi.
Per Al-Qaeda non devono più esistere nazioni con
una propria sovranità, con i propri rappresentanti ed un proprio esercito, ma
un califfato islamico sunnita con un califfo dai poteri assoluti. Califfato che
idealmente e potenzialmente si estenderebbe a tutto il mondo, ma ovviamente si
tratta di un ideale che è senz'altro presente nell'immaginario dei miliziani,
ma non certo in quello dei loro capi americani e sionisti, i quali semplicemente
sfruttano per i propri scopi l'immaginario di gente analfabeta ed oppressa, di
schiavi che sono sì pezzenti, ma con ambizioni da imperatori. Questo progetto è
in campo da 60 anni almeno ormai, e purtroppo i risultati si vedono. Paesi come
l'Afghanistan, il Pakistan, i Paesi del Golfo e buona parte dei paesi africani
sono retti dai seguaci, o forse sarebbe più corretto parlare di schiavi, di
questo progetto. Le cosiddette primavere arabe, che hanno portato al potere i
Fratelli Musulmani, cioè coloro che hanno il compito di fornire una maschera di
presentabilità politica all'opinione pubblica occidentale. Fanno i moderati,
tengono conferenze in tutto il mondo, ma i loro padroni sono gli stessi che
comandano i tagliatori di teste, e loro stessi non sono certo diversi. Quindi
che le truppe vengano trasferite in Mali dalla Siria, è possibile, perché ormai
questi miliziani possono muoversi liberamente in buona parte dell'Africa. Basta
guardare la cartina geografica. Dalla Siria possono fare il seguente percorso: Giordania,
Israele, Egitto, Sudan, o Libia se preferiscono, Ciad, Niger, Mali. Voglio
dire, non bisogna essere grandi strateghi militari per rendersene conto. Certo
in Mali ci sono gli interessi francesi, e la Francia non cederà spontaneamente
il proprio potere a nessuno, ma la lotta per le risorse è sempre aperta in
qualunque momento, anche tra occidentali che apparentemente sono alleati, non
deve stupire.
In Siria esiste una
enclave curda vicina al PKK. Quali relazioni ha con il governo di Assad?
La Siria ha sempre appoggiato il PKK, sin dalla
sua nascita. Erano presenti campi di addestramento del PKK in Siria, ed io
stesso ho stretto la mano al compagno Abdullah Ocalan nel 1979. Nel 1998 la
Siria ha rischiato la guerra con la Turchia per la questione curda e per
l'asilo dato ad Ocalan. Egli infatti dovette in quell'anno lasciare la Siria.
Scelse Italia, sfortunatamente per lui. Fu Ramon Mantovani di Rifondazione
Comunista a curare il suo trasferimento in Italia, ma il governo D'Alema, che
pure inizialmente sembrava dovesse concederglielo, non accordò ad Ocalan
l'asilo politico. Com'è andata a finire lo sappiamo, con il suo rapimento in
Kenya da parte dei servizi segreti turchi fiancheggiati dal Mossad, e il suo
trasferimento in Turchia, dove ancora oggi il leader del PKK sconta l'ergastolo
nelle carceri turche.
Dopo Assad quale
governo potrebbe sostituirlo per ridare pace e serenità ad una popolazione che
tanto ha sofferto?
Per quanto mi riguarda nessuno. Dopo Assad il
diluvio universale.
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