di Maurizio Oriunno
Il tavolo dei relatori della manifestazione sindacale |
Il
voto degli italiani e dei molisani nelle ultime elezioni politiche e regionali
ha sancito, pur in mezzo all’ambiguità politica del Movimento Cinque Stelle, un
cambio di maggioranza nel bel mezzo di una crisi economica che non attenua a
placarsi. Con reattività la Cgil del Molise, a pochi giorni dall’esito delle
urne, ha voluto presentare al nuovo presidente della Giunta Regionale Paolo
Frattura e ai presidenti di Assindustria e Unioncamere, il Piano del lavoro per
il Molise. Un documento agile nel quale il sindacato traccia una sorta di
strada maestra da intraprendere per ogni settore e sul quale, nel corso della
partecipata assemblea dei dirigenti e dei quadri sindacali, c’è stato il
sostanziale assenso delle parti chiamate in causa.
Ogni
mese giungono dati sulla crisi sempre più drammatici: nel 2012 solo in Molise
la Cig è aumentata, rispetto all'anno precedente, del 101,91%: un dato, questo,
che risulta essere in assoluto il più alto in Italia. Disarticolando
il dato per settore si registrano aumenti altrettanto preoccupanti: legno
+302,77%; alimentari +1.159,91%; meccaniche + 182,05%; vestiario, abbigliamento
e arredamento + 46,88%; chimiche + 98,32%; pelli e cuoio + 212,39%; edile +
345,31%.
Anche il numero di aziende che ha richiesto la Cigs è aumentato del 27,78%: il dato peggiore del Paese dopo la Sicilia. La stessa Cassa Integrazione Guadagni in Deroga, che è cresciuta del 62,77%, ha superato tutte le regioni italiane ad esclusione dell'area territoriale siciliana.
“La condizione del Molise – afferma la Cgil - si innesta su una crisi nazionale gravissima e dai risvolti incerti: basti pensare che da quindici anni non si registra un aumento della produttività, mentre, nel contempo, il profitto è stato dirottato sulle rendite finanziarie ed immobiliari. Dinanzi questi dati l'intera classe dirigente deve acquisire la consapevolezza della
drammaticità del momento: una dimensione che impone di rivedere le strategie di
intervento rispetto ad un declino che rischia di divenire irreversibile.” Le aspettative, le richieste, le proposte, i dubbi del sindacato sono condensati nelle risposte del segretario regionale della Cgil Erminia Mignelli.
Anche il numero di aziende che ha richiesto la Cigs è aumentato del 27,78%: il dato peggiore del Paese dopo la Sicilia. La stessa Cassa Integrazione Guadagni in Deroga, che è cresciuta del 62,77%, ha superato tutte le regioni italiane ad esclusione dell'area territoriale siciliana.
“La condizione del Molise – afferma la Cgil - si innesta su una crisi nazionale gravissima e dai risvolti incerti: basti pensare che da quindici anni non si registra un aumento della produttività, mentre, nel contempo, il profitto è stato dirottato sulle rendite finanziarie ed immobiliari. Dinanzi questi dati l'intera classe dirigente deve acquisire la consapevolezza della
drammaticità del momento: una dimensione che impone di rivedere le strategie di
intervento rispetto ad un declino che rischia di divenire irreversibile.” Le aspettative, le richieste, le proposte, i dubbi del sindacato sono condensati nelle risposte del segretario regionale della Cgil Erminia Mignelli.
All’insegna
di una nuova stagione politica che arriva dentro una crisi economica senza
precedenti l’unica parola d’ordine possibile sembra essere “partenariato”.
“La nostra prima richiesta nei confronti
del nuovo governo regionale è la modifica radicale della metodologia del
confronto. Nel 2007 siamo stati chiamati
a sottoscrivere un patto con il governo Iorio che non a dato mai frutti poiché
non c’è stato mai confronto vero tra le parti in causa ma soltanto una presa
visione delle decisioni prese in altre sedi.
Per noi confronto significa
riconoscimento delle rappresentanze sociali che sono portatori di interessi, vogliamo essere interlocutori riconosciuti per
costruire insieme un percorso che possa dare delle possibili soluzioni. Siamo coscienti che situazione è drammatica,
l’unica cosa certa è che nulla sarà come prima, qualsiasi ipotesi di risultato
è azzardata ed il momento, dunque, esige un comportamento diverso da parte di
tutti quanti. Proponiamo al Governatore
di riscrivere quel patto disatteso nel 2007 ma soprattutto di rispettarlo.”
Proviamo
dunque a scrivere un percorso di interventi partendo dalle situazioni di crisi
più evidenti come il comparto dell’edilizia, tenendo conto che la realtà
dell’edilizia abitativa nei maggiori centri è scoppiata a fronte di un
eccessivo deprezzamento delle unità immobiliari. Quali soluzioni portate al
nuovo esecutivo?
“Il primo comparto a risentire della
crisi è stata proprio l’edilizia. Se partiamo dal 2008 possiamo parlare di
circa diecimila addetti fuoriusciti, di cui 3000 solo nell’ultimo anno. Tenendo
conto del fatto che abbiamo ancora aperto il cantiere della ricostruzione si
possono immaginare i numeri reali del
fenomeno. La questione in questa
regione è che le risorse per l’edilizia non sono state programmate e sono state
utilizzate male a partire dalla ricostruzione.
Non si sono ricostruite le case ma si sono fatte opere mastodontiche,
scuole che non servono in quell’area del territorio oppure piscine e
quant’altro. Le risorse destinate alle
ricostruzione utilizzate con l’articolo 15 e se pensiamo anche all’alluvione
del 2003 sono state utilizzate in tutto il Molise non per favorire la ripresa
di quelle aree. Così come il bubbone scoppiato a Campobasso con l’edilizia
residenziale frutto di un mancato recupero urbano serio, così come ci sono
imprese che non si vedono liquidati gli appalti dalla pubblica amministrazione,
nonostante abbiano pagato tributi e liquidato le spettanze ai lavoratori. “
Mi
permetta una provocazione: come sindacato non auspicate dunque la costruzione
dell’autostrada del Molise per risolvere un problema che ha messo in ginocchio
migliaia di lavoratori e di famiglie?
“Il Molise ha bisogno di infrastrutture
utili al territorio. Se l’autostrada deve servire ad isolare ulteriormente
questa regione e non a mettere in collegamento le aree interne e più marginali
del territorio allora non serve. Servono
infrastrutture che permettano tempi di collegamento celeri ma serve soprattutto che la regione abbia la
banda larga: il mondo viaggia ad altre velocità e non possiamo permetterci
ulteriori ritardi in questo campo.”
Passiamo
invece alle due più gradi contraddizioni degli ultimi anni ovvero Zuccherificio
del Molise e Solagrital – Gam – Arena.
Quali soluzioni sono state elaborate? Una soluzione può essere
rappresentata dalle politiche di cooperazione?
“Premetto che il sistema produttivo
molisano è imploso tutto. Interi nuclei industriali
in crisi come Venafro, l’indotto metalmeccanico, il tessile con ITR. Diverso il
discorso per il settore agroalimentare molisano perché riteniamo sia l’unico
settore ad esprimere ancora potenzialità per una semplice ragione: il nostro
territorio si presta al ragionamento di filiera e dobbiamo affermare,
purtroppo, che in questi anni si è persa una grande opportunità.
Paradossalmente, come tutte le altre realtà che sono state gestire direttamente
dalla Regione Molise, sono servite come bacino di voti per questo o quel
personaggio politico. Siamo convinti che sia possibile intervenire ancora ma
occorre farci una domanda. Quale sistema di impresa in questa regione? Chi fa
l’imprenditore? Noi non abbiamo avuto imprenditori
molisani tranne quei pochi nomi riconosciuti da tutti come Ferro o qualche
altra realtà. Chiunque è venuto in Molise è venuto a gestire fondi pubblici e
quando qualche molisano ha provato a fare impresa, ha preferito la strada della
finanza piuttosto che quella dell’impresa.
La cooperazione, in questo senso, può avere una possibilità perché
riteniamo che oggi la polverizzazione delle imprese debba portare ad una
riflessione: occorre unire. Il sistema
della cooperazione può essere quel sistema di rete o di filiera che può dare
una risposta ed offrire un’opportunità di lavoro e di impresa guardando
chiaramente all’internazionalizzazione.”
Sanità:
in questi ultimi anni maggiori tasse ai cittadini e maggiori tributi alle
imprese a fronte di minori servizi. Che dibattito e che proposte ci sono
all’interno della Cgil?
“Tra gli aspetti che abbiamo messo in
fila tra le emergenze da affrontare con il Governo regionale c’è il lavoro ma
subito dopo la sanità. Una sanità che drena l’80% del bilancio regionale, che
continua ad accumulare disavanzo, che la sua passata gestione comporterà da
parte del governo minori entrate. Altro aspetto della sanità riguarda il piano
di rientro elaborato dal commissario Filippo Basso che sarà attuato e che sarà
pagato pesantemente solo dai cittadini sul quale noi ci opporremo con tutte le
nostre forze, cercando anche la condivisione dei cittadini perché pagherà
soprattutto la sanità pubblica. Fino a quando non si metteranno in chiaro i
rapporti tra sanità pubblica e privata e non si scriveranno in modo chiaro le convenzioni
la sanità pubblica sarà sempre in bilico. Noi abbiamo un lavoro molto lungo
davanti perché laddove andiamo a razionalizzare gli ospedali dobbiamo costruire
al medicina del territorio, ciò implica percorsi e tempi lunghissimi ma
soprattutto risorse ed investimenti.”
A
questo punto sarebbe auspicabile una mobilitazione in ambito nazionale da parte
della politica, del sindacato e del mondo datoriale per salvare il Molise?
“Occorre vedere se ci sono le condizioni
per l’autonomia di questa regione, questo è il grande punto interrogativo. A
parte questo, anche se il Molise diventa un’altra entità, accorpato o no,
dentro una macroregione, oggi abbiamo la necessità di aprire con tutti, a
partire dal governo regionale , a partire dalle associazioni di categoria, con
tutto il partenariato e con tutti i 136 comuni che saranno i primi a non poter
far fronte ai tagli, ad aprire con il governo nazionale una vertenza per il
Molise, una sorta di task force per affrontare la questione del Molise, nella
sua specificità, come regione piccola, come regione che affronta una situazione
drammatica sotto tutti i punti di vista. Credo che occorrano metodi diversi: la
prossima programmazione europea sarà l’unico strumento di risorse vere che ci
saranno nei prossimi anni ma si può ripensare alle zone franche, ai contratti
d’area, ai patti territoriali, a progetti interregionali per similitudini, per
filiera, per territorio. Come sindacato ci auguriamo che si trovi stabilità nel
governo nazionale, senza di quella il Molise ed il governo regionale, anche con
tutta la buona volontà, si troverà a partire con tante difficoltà. “
COPYRIGHT IL BENE COMUNE - Anteprima Aprile 2013
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