venerdì 5 aprile 2013

“Nulla sarà come prima” - Intervista al segretario regionale della Cgil Erminia Mignelli

di Maurizio Oriunno
Il tavolo dei relatori della manifestazione sindacale
Il voto degli italiani e dei molisani nelle ultime elezioni politiche e regionali ha sancito, pur in mezzo all’ambiguità politica del Movimento Cinque Stelle, un cambio di maggioranza nel bel mezzo di una crisi economica che non attenua a placarsi. Con reattività la Cgil del Molise, a pochi giorni dall’esito delle urne, ha voluto presentare al nuovo presidente della Giunta Regionale Paolo Frattura e ai presidenti di Assindustria e Unioncamere, il Piano del lavoro per il Molise. Un documento agile nel quale il sindacato traccia una sorta di strada maestra da intraprendere per ogni settore e sul quale, nel corso della partecipata assemblea dei dirigenti e dei quadri sindacali, c’è stato il sostanziale assenso delle parti chiamate in causa.
Ogni mese giungono dati sulla crisi sempre più drammatici: nel 2012 solo in Molise la Cig è aumentata, rispetto all'anno precedente, del 101,91%: un dato, questo, che risulta essere in assoluto il più alto in Italia.  Disarticolando il dato per settore si registrano aumenti altrettanto preoccupanti: legno +302,77%; alimentari +1.159,91%; meccaniche + 182,05%; vestiario, abbigliamento e arredamento + 46,88%; chimiche + 98,32%; pelli e cuoio + 212,39%; edile + 345,31%.
Anche il numero di aziende che ha richiesto la Cigs è aumentato del 27,78%: il dato peggiore del Paese dopo la Sicilia. La stessa Cassa Integrazione Guadagni in Deroga, che è cresciuta del 62,77%, ha superato tutte le regioni italiane ad esclusione dell'area territoriale siciliana.
“La condizione del Molise – afferma la Cgil - si innesta su una crisi nazionale gravissima e dai risvolti incerti: basti pensare che da quindici anni non si registra un aumento della produttività, mentre, nel contempo, il profitto è stato dirottato sulle rendite finanziarie ed immobiliari. Dinanzi questi dati l'intera classe dirigente deve acquisire la consapevolezza della
drammaticità del momento: una dimensione che impone di rivedere le strategie di
intervento rispetto ad un declino che rischia di divenire irreversibile.” Le aspettative, le richieste, le proposte, i dubbi del sindacato sono condensati nelle risposte del segretario regionale della Cgil Erminia Mignelli.
All’insegna di una nuova stagione politica che arriva dentro una crisi economica senza precedenti l’unica parola d’ordine possibile sembra essere  “partenariato”.
 
“La nostra prima richiesta nei confronti del nuovo governo regionale è la modifica radicale della metodologia del confronto.  Nel 2007 siamo stati chiamati a sottoscrivere un patto con il governo Iorio che non a dato mai frutti poiché non c’è stato mai confronto vero tra le parti in causa ma soltanto una presa visione delle decisioni prese in altre sedi.  Per noi  confronto significa riconoscimento delle rappresentanze sociali che sono portatori di interessi,  vogliamo essere interlocutori riconosciuti per costruire insieme un percorso che possa dare delle possibili soluzioni.  Siamo coscienti che situazione è drammatica, l’unica cosa certa è che nulla sarà come prima, qualsiasi ipotesi di risultato è azzardata ed il momento, dunque, esige un comportamento diverso da parte di tutti quanti.  Proponiamo al Governatore di riscrivere quel patto disatteso nel 2007 ma soprattutto di rispettarlo.”
Proviamo dunque a scrivere un percorso di interventi partendo dalle situazioni di crisi più evidenti come il comparto dell’edilizia, tenendo conto che la realtà dell’edilizia abitativa nei maggiori centri è scoppiata a fronte di un eccessivo deprezzamento delle unità immobiliari. Quali soluzioni portate al nuovo esecutivo?
 
“Il primo comparto a risentire della crisi è stata proprio l’edilizia. Se partiamo dal 2008 possiamo parlare di circa diecimila addetti  fuoriusciti,  di cui 3000 solo nell’ultimo anno. Tenendo conto del fatto che abbiamo ancora aperto il cantiere della ricostruzione si possono immaginare i numeri reali del  fenomeno.  La questione in questa regione è che le risorse per l’edilizia non sono state programmate e sono state utilizzate male a partire dalla ricostruzione.  Non si sono ricostruite le case ma si sono fatte opere mastodontiche, scuole che non servono in quell’area del territorio oppure piscine e quant’altro.  Le risorse destinate alle ricostruzione utilizzate con l’articolo 15 e se pensiamo anche all’alluvione del 2003 sono state utilizzate in tutto il Molise non per favorire la ripresa di quelle aree. Così come il bubbone scoppiato a Campobasso con l’edilizia residenziale frutto di un mancato recupero urbano serio, così come ci sono imprese che non si vedono liquidati gli appalti dalla pubblica amministrazione, nonostante abbiano pagato tributi e liquidato le spettanze ai lavoratori. “
Mi permetta una provocazione: come sindacato non auspicate dunque la costruzione dell’autostrada del Molise per risolvere un problema che ha messo in ginocchio migliaia di lavoratori e di famiglie? 
 
“Il Molise ha bisogno di infrastrutture utili al territorio. Se l’autostrada deve servire ad isolare ulteriormente questa regione e non a mettere in collegamento le aree interne e più marginali del territorio allora non serve.  Servono infrastrutture che permettano tempi di collegamento celeri  ma serve soprattutto che la regione abbia la banda larga: il mondo viaggia ad altre velocità e non possiamo permetterci ulteriori ritardi in questo campo.”
Passiamo invece alle due più gradi contraddizioni degli ultimi anni ovvero Zuccherificio del Molise e Solagrital – Gam – Arena.  Quali soluzioni sono state elaborate? Una soluzione può essere rappresentata dalle politiche di cooperazione?
 
“Premetto che il sistema produttivo molisano è imploso tutto.  Interi nuclei industriali in crisi come Venafro, l’indotto metalmeccanico, il tessile con ITR. Diverso il discorso per il settore agroalimentare molisano perché riteniamo sia l’unico settore ad esprimere ancora potenzialità per una semplice ragione: il nostro territorio si presta al ragionamento di filiera e dobbiamo affermare, purtroppo, che in questi anni si è persa una grande opportunità. Paradossalmente, come tutte le altre realtà che sono state gestire direttamente dalla Regione Molise, sono servite come bacino di voti per questo o quel personaggio politico. Siamo convinti che sia possibile intervenire ancora ma occorre farci una domanda. Quale sistema di impresa in questa regione? Chi fa l’imprenditore?  Noi non abbiamo avuto imprenditori molisani tranne quei pochi nomi riconosciuti da tutti come Ferro o qualche altra realtà. Chiunque è venuto in Molise è venuto a gestire fondi pubblici e quando qualche molisano ha provato a fare impresa, ha preferito la strada della finanza piuttosto che quella dell’impresa.  La cooperazione, in questo senso, può avere una possibilità perché riteniamo che oggi la polverizzazione delle imprese debba portare ad una riflessione: occorre unire.  Il sistema della cooperazione può essere quel sistema di rete o di filiera che può dare una risposta ed offrire un’opportunità di lavoro e di impresa guardando chiaramente all’internazionalizzazione.”
Sanità: in questi ultimi anni maggiori tasse ai cittadini e maggiori tributi alle imprese a fronte di minori servizi. Che dibattito e che proposte ci sono all’interno della Cgil?
 
“Tra gli aspetti che abbiamo messo in fila tra le emergenze da affrontare con il Governo regionale c’è il lavoro ma subito dopo la sanità. Una sanità che drena l’80% del bilancio regionale, che continua ad accumulare disavanzo, che la sua passata gestione comporterà da parte del governo minori entrate. Altro aspetto della sanità riguarda il piano di rientro elaborato dal commissario Filippo Basso che sarà attuato e che sarà pagato pesantemente solo dai cittadini sul quale noi ci opporremo con tutte le nostre forze, cercando anche la condivisione dei cittadini perché pagherà soprattutto la sanità pubblica. Fino a quando non si metteranno in chiaro i rapporti tra sanità pubblica e privata e non si scriveranno in modo chiaro le convenzioni la sanità pubblica sarà sempre in bilico. Noi abbiamo un lavoro molto lungo davanti perché laddove andiamo a razionalizzare gli ospedali dobbiamo costruire al medicina del territorio, ciò implica percorsi e tempi lunghissimi ma soprattutto risorse ed investimenti.”
A questo punto sarebbe auspicabile una mobilitazione in ambito nazionale da parte della politica, del sindacato e del mondo datoriale per salvare il Molise?
 
“Occorre vedere se ci sono le condizioni per l’autonomia di questa regione, questo è il grande punto interrogativo. A parte questo, anche se il Molise diventa un’altra entità, accorpato o no, dentro una macroregione, oggi abbiamo la necessità di aprire con tutti, a partire dal governo regionale , a partire dalle associazioni di categoria, con tutto il partenariato e con tutti i 136 comuni che saranno i primi a non poter far fronte ai tagli, ad aprire con il governo nazionale una vertenza per il Molise, una sorta di task force per affrontare la questione del Molise, nella sua specificità, come regione piccola, come regione che affronta una situazione drammatica sotto tutti i punti di vista. Credo che occorrano metodi diversi: la prossima programmazione europea sarà l’unico strumento di risorse vere che ci saranno nei prossimi anni ma si può ripensare alle zone franche, ai contratti d’area, ai patti territoriali, a progetti interregionali per similitudini, per filiera, per territorio. Come sindacato ci auguriamo che si trovi stabilità nel governo nazionale, senza di quella il Molise ed il governo regionale, anche con tutta la buona volontà, si troverà a partire con tante difficoltà. “
COPYRIGHT IL BENE COMUNE - Anteprima Aprile 2013

Nessun commento:

Posta un commento