Oltre al taglio dei posti letto si preannuncia un pericoloso depotenziamento delle strutture pubbliche e private
Se fino ad oggi la corsa contro il tempo del sistema sanitario regionale era dovuta al rientro dal debito sanitario, autentico calvario che di fatto ha sancito minori servizi e maggiori tasse per i cittadini molisani, entra in gioco nelle prossime settimane il regolamento sui nuovi standard ospedalieri, previsto dalla spending review di Monti, e inviato alle Regioni dal ministro Balduzzi in vista della necessaria intesa alla Conferenza Stato Regioni. Un’incombenza che riporterebbe a zero la programmazione sin qui compiuta e che vedrà il commissario Filippo Basso, nell’immediato futuro, impegnato nel disegnare le nuove linee guida dell’atto aziendale dell’Asrem nonché la predisposizione del nuovo Piano Sanitario Regionale, alla luce delle nuove regole imposte dal Ministero.
Stando ai dati in nostro possesso il Molise, in base al numero dei suoi abitanti, per attivare o confermare (nel caso dell’ospedale regionale Cardarelli di Campobasso) la presenza di presidi di II° livello, dovrà andare ad un accordo interregionale con le regioni confinanti entro il 30 giugno 2013, mentre per Isernia e Termoli (avendo un bacino d’utenza compreso tra gli 80mila ed 150 mila abitanti) gli ospedali rischierebbero, pur in presenza di standard e specialità adeguate, di essere considerati presidi di base. Ma vediamo cosa stabilisce il nuovo regolamento in merito alla tipologia di strutture ospedaliere in ordine di complessità e che rende inutile qualsiasi presa di posizione contraria, che ancora si avverte in modo residuale nel basso Molise. Il regolamento stabilisce che saranno considerati presidi di base, le strutture aventi bacino d’utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti. Dovranno essere dotate di Pronto Soccorso con la presenza di un numero limitato di specialità con servizio di supporto in rete di guardia attiva. Ci saranno poi i presidi di I livello (oggi Termoli e Isernia): ovvero strutture aventi bacino d’utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti. Saranno sede di DEA di I° livello. Sono strutture che dovranno essere dotate di un notevole numero di specialità con servizio medico di guardia attiva. Devono essere presenti o disponibili in rete h 24 servizi di radiologia con Tac ed ecografia, laboratorio, servizio immunotrasfusionale. Infine i presidi di II livello (oggi il Cardarelli di Campobasso): ovvero strutture con bacino d’utenza tra 600.000 e 1.200.000 abitanti. Saranno dotate di strutture di DEA di II° livello. Questi presidi sono riferibili alle Aziende ospedaliere, ospedaliero universitari ma anche a determinati IRCCS. I presidi in questione dovranno possedere tutte le caratteristiche di quelli di I° livello ma in più dovranno essere dotate di strutture in grado di affrontare discipline e patologie più complesse.
Questa nuova riperimetrazione della sanità pubblica molisana si accompagna a quella decisiva per la sanità privata. Sono fortissimi infatti i timori nelle ultime ore per il futuro delle tre cliniche private regionali, alla luce del nuovo schema di regolamento sulla riorganizzazione della rete ospedaliera del Ministero della Salute che interviene anche sulle strutture private accreditate. Il comma contenuto nel regolamento parla chiaro: non potranno infatti essere più accreditate le cliniche private con meno di 80 posti letto per acuti. A rischio sarebbe il 63% delle cliniche private italiane: questo è il risultato dei nuovi standard ospedalieri all'esame delle Regioni, in base ad una prima elaborazione effettuata daQuotidiano Sanità sui dati del Ministero riferiti all’anno 2011. Su 406 case di cura private accreditate per le acuzie, per un totale di 28.945 letti per acuti sarebbero 257, il 63,3% del totale, quelle che hanno meno di 80 posti letto per acuti, e non rientrano nel nuovo limite previsto dal regolamento ministeriale. In tutto potrebbero essere sconvenzionati dal Ssn 10.412 posti letto per acuti, pari al 35,9% dei letti per acuti nel privato accreditato.
Ma guardiamo alla situazione molisana: stando alla riparametrazione effettuata dal Ministero della Salute sarebbe a rischio l’accreditamento per Villa Maria a Campobasso con i suoi 40 posti letto (34 per acuti, 4 per day hospitale e 2 per day surgery), così per Villa Esther a Bojano con i sui 74 posti letto (66 per acuti, 3 per day hospital e 5 per day surgery) e per l’Igea - Istituto Europeo di Riabilitazione di Isernia con i suoi 40 posti letto per acuti. In totale sarebbero 154 i posti letto a rischio e con loro, ovviamente, anche il personale dipendente. Una tegola che si abbatterebbe sulla sanità privata e che comprometterebbe decine e decine di posti di lavoro.
Una regolamentazione che corre il rischio di non essere coadiuvata e rappresentata dalla politica locale in campo nazionale, stando lo stato di cose nel Consiglio regionale del Molise e il perdurare del commissariamento e che, dato il taglio del decreto, potrebbe contribuire a creare ulteriori forti disarmonie in un territorio privo di infrastrutture e di un sistema di trasporti adeguato, causando minori diritti per chi abita nelle aree interne e montane. MO
Stando ai dati in nostro possesso il Molise, in base al numero dei suoi abitanti, per attivare o confermare (nel caso dell’ospedale regionale Cardarelli di Campobasso) la presenza di presidi di II° livello, dovrà andare ad un accordo interregionale con le regioni confinanti entro il 30 giugno 2013, mentre per Isernia e Termoli (avendo un bacino d’utenza compreso tra gli 80mila ed 150 mila abitanti) gli ospedali rischierebbero, pur in presenza di standard e specialità adeguate, di essere considerati presidi di base. Ma vediamo cosa stabilisce il nuovo regolamento in merito alla tipologia di strutture ospedaliere in ordine di complessità e che rende inutile qualsiasi presa di posizione contraria, che ancora si avverte in modo residuale nel basso Molise. Il regolamento stabilisce che saranno considerati presidi di base, le strutture aventi bacino d’utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti. Dovranno essere dotate di Pronto Soccorso con la presenza di un numero limitato di specialità con servizio di supporto in rete di guardia attiva. Ci saranno poi i presidi di I livello (oggi Termoli e Isernia): ovvero strutture aventi bacino d’utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti. Saranno sede di DEA di I° livello. Sono strutture che dovranno essere dotate di un notevole numero di specialità con servizio medico di guardia attiva. Devono essere presenti o disponibili in rete h 24 servizi di radiologia con Tac ed ecografia, laboratorio, servizio immunotrasfusionale. Infine i presidi di II livello (oggi il Cardarelli di Campobasso): ovvero strutture con bacino d’utenza tra 600.000 e 1.200.000 abitanti. Saranno dotate di strutture di DEA di II° livello. Questi presidi sono riferibili alle Aziende ospedaliere, ospedaliero universitari ma anche a determinati IRCCS. I presidi in questione dovranno possedere tutte le caratteristiche di quelli di I° livello ma in più dovranno essere dotate di strutture in grado di affrontare discipline e patologie più complesse.
Questa nuova riperimetrazione della sanità pubblica molisana si accompagna a quella decisiva per la sanità privata. Sono fortissimi infatti i timori nelle ultime ore per il futuro delle tre cliniche private regionali, alla luce del nuovo schema di regolamento sulla riorganizzazione della rete ospedaliera del Ministero della Salute che interviene anche sulle strutture private accreditate. Il comma contenuto nel regolamento parla chiaro: non potranno infatti essere più accreditate le cliniche private con meno di 80 posti letto per acuti. A rischio sarebbe il 63% delle cliniche private italiane: questo è il risultato dei nuovi standard ospedalieri all'esame delle Regioni, in base ad una prima elaborazione effettuata daQuotidiano Sanità sui dati del Ministero riferiti all’anno 2011. Su 406 case di cura private accreditate per le acuzie, per un totale di 28.945 letti per acuti sarebbero 257, il 63,3% del totale, quelle che hanno meno di 80 posti letto per acuti, e non rientrano nel nuovo limite previsto dal regolamento ministeriale. In tutto potrebbero essere sconvenzionati dal Ssn 10.412 posti letto per acuti, pari al 35,9% dei letti per acuti nel privato accreditato.
Ma guardiamo alla situazione molisana: stando alla riparametrazione effettuata dal Ministero della Salute sarebbe a rischio l’accreditamento per Villa Maria a Campobasso con i suoi 40 posti letto (34 per acuti, 4 per day hospitale e 2 per day surgery), così per Villa Esther a Bojano con i sui 74 posti letto (66 per acuti, 3 per day hospital e 5 per day surgery) e per l’Igea - Istituto Europeo di Riabilitazione di Isernia con i suoi 40 posti letto per acuti. In totale sarebbero 154 i posti letto a rischio e con loro, ovviamente, anche il personale dipendente. Una tegola che si abbatterebbe sulla sanità privata e che comprometterebbe decine e decine di posti di lavoro.
Una regolamentazione che corre il rischio di non essere coadiuvata e rappresentata dalla politica locale in campo nazionale, stando lo stato di cose nel Consiglio regionale del Molise e il perdurare del commissariamento e che, dato il taglio del decreto, potrebbe contribuire a creare ulteriori forti disarmonie in un territorio privo di infrastrutture e di un sistema di trasporti adeguato, causando minori diritti per chi abita nelle aree interne e montane. MO
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