domenica 11 novembre 2012

Gas: l’attacco proviene dalla Puglia

La realizzazione del nuovo metanodotto Larino – Chieuti servirà a pompare idrocarburi dal Molise e dalla Daunia
Sono tante le manovre che vedono sottoposto il nostro territorio ad un vero e proprio assalto da parte di imprese del campo energetico: dopo la prima parte dell’inchiesta di ieri sull’estrazione di petrolio che vedrebbe minacciato il Fortore fino al massiccio di Frosolone, ci spostiamo nel basso Molise dove, proprio verso il confine dauno, la giunta Vendola avrebbe autorizzato già ben nove autorizzazioni che permetteranno l’estrazione di gas oltre a dare il via libera alla costruzione del nuovo metanodotto Larino – Chieuti. Infatti, in deroga alle leggi, ai vincoli e alla pianificazione locale la Giunta Vendola ha rilasciato ai Comuni di Serracapriola, San Paolo di Civitate e Torremaggiore (FG) e alla Società Gasdotti Italia Spa, l’Attestazione di Compatibilità per la realizzazione del metanodotto Larino – Chieuti – Reggente. Anche in questo caso, come troppo spesso accade, le parole d’ordine sono“urgenza e indifferibilità” scrive Gianni Lannes, giornalista d’inchiesta sul suo blog“Su la testa”, a proposito dell’invasione di multinazionali nella ricerca di idrocarburi in Puglia.  Il progetto consiste nella realizzazione di un nuovo metanodotto di collegamento tra la Centrale Gas di Larino e la Stazione di Interconnessione di Torremaggiore. La nuova condotta avrà una lunghezza di circa 46 Km e procederà quasi parallelamente al tracciato delle condotte esistenti. Il metanodotto in progetto ha una lunghezza pari a 45 km + 936 e si sviluppa nella Provincia di Campobasso, attraversando i territori dei Comuni di Larino, San Martino in Pensilis, Ururi, Rotello, e nella Provincia di Foggia, attraversando i territori dei Comuni di Serracapriola, San Paolo di Civitate, Torremaggiore. Il quadro dunque sarebbe completo: il metanodotto della SGI in fase di costruzione (cantieri della Romana Costruzioni), tra la provincia di Foggia e quella di Campobasso, servirà a fare incetta del gas da estrarre prossimamente. Obiettivo delle multi nazioni, oltre alle perforazioni al largo delle Tremiti, il Basso Molise e il nord della Daunia. L’obiettivo è pompare idrocarburi con due diverse richieste di trivellazioni che riguardano oltre 500 chilometri quadrati e ben 14 comuni, 9 dei quali molisani: Termoli, Campomarino, Guglionesi, Petacciato, San Giacomo degli Schiavoni, San Martino, Portocannone, Ururi e Rotello; il resto pugliesi come Chieuti, Serracapriola, Lesina, San Paolo Civitate, Torremaggiore. Ma le istanze ferme al Ministero non sarebbero una novità:la più datata si chiama “Il Convento”. Secondo fonti interne all’ente, la Regione Molise avrebbe richiesto di poter visionare i progetti, poiché sembrerebbe quella più pericolosa per il territorio regionale. Si tratta di un permesso che riguarderebbe un territorio decisamente ampio. Ben 412,8 chilometri quadrati da trivellare, oltre 229,89 in Puglia e più di 182,91 in Molise, per qualcosa come 13 Comuni interessati. Le due ditte, la “Compagnia generale idrocarburi” e la “Appenine Energy” hanno individuato il territorio potenzialmente fornito di oro nero in un’area che va da Termoli fino a Lesina. L’altra istanza, firmata dalla Vega Oil e dalla Vittorito Petroleum reca la data del 31 marzo 2010. Il procedimento è in dirittura d’arrivo. E’ intitolato “Colle della Guardia”. Il territorio è più circoscritto e riguarda interamente il Basso Molise per un totale di oltre 83,87 chilometri quadrati ai confini fra Molise e Puglia, andando a ricongiungersi alle prospezioni in atto in Capitanata proprio dalla Vittorito Petroleum. Quali sono i pericoli ai quali potrebbe andare incontro il nostro territorio con un intervento così importante per la ricerca e la coltivazioni di idrocarburi? L’attività intrusiva porta con sé il rischio di inquinamento delle falde dovuto all’alta probabilità di infiltrazioni di gas naturale e di fluidi lubrificanti/perforanti, la cui composizione è mantenuta segreta dalle società petrolifere. In un territorio prevalentemente agricolo come il nostro, l’impatto sulla qualità della produzione e sulla salute della popolazione non sarebbe quantificabile, data la vitale importanza delle risorse idriche. Esempi di contaminazione delle acque potabili sono stati registrati in Basilicata, dove quindici anni di estrazioni hanno danneggiato in maniera irreversibile l’economia e gli ecosistemi locali. A questi vanno aggiunti i problemi dovuti alla rete di infrastrutture (oleodotti, metanodotti) che impatterebbe ulteriormente su un territorio la cui produzione agricola d’eccellenza verrebbe gravemente compromessa. Quali i vantaggi? Praticamente inesistenti. L’opera è infatti completamente privata e le royalties pagate dalle compagnie petrolifere allo Stato sono ridicole, attualmente pari al 10 per cento sui profitti. MO
La Gazzetta del Molise 11/11/2012

 

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