sabato 6 luglio 2013

UNA DOMENICA SULLA TRANSIBERIANA D'ITALIA



Esco di casa, arrivato in fondo alla strada riesco a scorgere sulla destra in lontananza i bianchi monti della Maiella, al centro il massiccio di Frosolone rovinato dalle pale eoliche, subito dopo nelle belle giornate anche le Mainarde e poi quasi posso toccare, a sinistra, con mano, il Matese con l’oscuro Monte Mutria e l’innevato Monte Miletto. Mi ritengo un campobassano fortunato e spero di esserlo ancora per tanto tempo ancora, almeno fino a quando non costruiranno l’ennesimo palazzone che potrebbe oscurarmi questo incantevole paesaggio.
La meta della mia destinazione in una freddissima domenica di maggio sarà il Parco nazionale della Majella per raggiungere Sulmona, la sua “capitale” che già conosco per esserci stato nel febbraio di venticinque anni fa, trasportato su un camion militare scoperto dalla caserma del 123° Battaglione Chieti durante il servizio della leva militare per esercitarmi a sparare e fare la guerra simulata nel poligono distante pochi chilometri fuori dall’abitato.
Da Campobasso parte infatti il treno della Transiberiana d’Italia, così chiamata per essere la tratta ferroviaria tra le più antiche e, dopo quella del Brennero, la più alta del nostra Paese con i suoi 1268 metri sul livello del mare della stazione di Rivisondoli – Pescocostanzo, attraversando 50 km in ambiente MAB e 70 km nel Parco Nazionale della Majella. In realtà la Transiberiana ha origine da Isernia, il treno diesel delle Ferrovie Italiane raccoglie solo una ventina di visitatori dal capoluogo regionale oltre ai simpatici stagisti dell’Istituto alberghiero di Vinchiaturo per poi raggiungere la cittadina pentra, punto di raccolta delle numerose comitive campane, laziali e isernine che riempiranno tutte le carrozze, insieme al personale dell’organizzazione.
Un percorso che si snoda tra le montagne dei vecchi “Abruzzi” che vuole riappropriarsi di identità una volta comuni, di progetti che la modernizzazione ha definito troppo rapidamente “rami secchi” e che oggi, in tempi di slow tourism sembra essere un buon mezzo per ridare vita a località da favola ma sempre più spopolate e isolate. Inaugurata il 18 settembre del 1892 la linea faceva parte di un progetto che, attraversando la dorsale appenninica avrebbe collegato le cosiddette “terre di mezzo” e Napoli con il completamento della Caianiello – Venafro – Isernia il 21 marzo del 1894. Sopravvissuta alla guerra, il traffico sulla linea con la diffusione delle auto private e degli autotrasportatori per merci e bestiame comincia a diminuire: agli inizi degli anni ’70 la trazione a vapore scompare definitivamente per far posto al diesel ma nel frattempo numerose stazioni chiudono per essere gestite a distanza. Sporadiche iniziative turistiche vengono comunque attuate ma una serie di difficoltà ambientali e tecniche fanno abbandonare presto i progetti intrapresi. Tra il 1994 ed il 1995 vengono chiuse le biglietterie, la gestione merci e varie stazioni vengono dismesse. Alle fine del 2010 chiude il tratto da Isernia a Castel di Sangro e dopo un anno chiude anche il tratto abruzzese Castel di Sangro – Sulmona.
Lo scorso anno arriva il miracolo: la linea riapre con i treni turistici organizzati  da Transita con il supporto dell’Associazione Le Rotaie Molise ed il sostegno e contributo del Parco Nazionale della Majella attraverso il Por Fesr Abruzzo 2007 – 2013 “Valorizzazione dei territori di montagna” nonché della Provincia di Isernia. Una scelta, quella della Regione Abruzzo, che conferma una strada intrapresa da decenni che vede ormai il settanta per cento del suo territorio destinato a parchi regionali e nazionali, a differenza del Molise che sull’ambiente e sul turismo non ha mai puntato veramente a causa di scelte politiche scellerate, imponderate, mai coraggiose e infine perdenti.
Lasciata la stazione di Isernia il treno raggiunge località conosciute come Carpinone, Sessano, Pescolanciano, Carovilli, Vastogirardi, San Pietro Avellana. Mete che tanti molisani conoscono per le bellezze ambientali e per la bontà di formaggi, latticini e carni. Purtroppo il treno pieno ed il riscaldamento producono una sorta di condensa sui vetri della carrozza che non danno giustizia al paesaggio, in compenso la socialità aumenta e si comincia a parlare, a confrontarsi con il proprio vicino. Una simpatica signora di Roccamandolfi, ora pensionata, mi racconta della sua infanzia su quella splendida montagna tra cavalli bradi, pastori, raccolte inenarrabili di funghi porcini e di libertà che solo chi ha vissuto da bambino nei nostri paesi ha potuto vivere. La sua militanza nella sinistra isernina, i volantinaggi, la passione politica ora diventata disincanto e lontananza.
Intanto il treno penetra nell’Abruzzo in una serie di curve per raggiungere Castel di Sangro, rientrare nel Molise a Montenero Valcocchiara e toccare Alfedena nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, la stazione di Sant’Ilario del Sangro e poi la celebre Roccaraso, famosa meta di sport invernali. Intanto tra i sedili passa il carrello che distribuisce pane, pecorino, fave fresche ed un buon bicchiere di vino che ci rinfranca stomaco e spirito. E’ la volta di Rivisondoli – Pescocostanzo, il punto più alto della Transiberiana d’Italia: uno dei ragazzi dell’organizzazione ci racconta con fare simpatico le caratteristiche della linea con le sue 58 gallerie (la più lunga misura oltre 3 km), 103 opere d’arte principali tra ponti e viadotti, 374 opere d’arte minori tra acquedotti, ponticelli e paravalanghe e 21 stazioni comprese quella di Isernia e di Sulmona. La prima sosta di quasi quaranta minuti è fissata alla stazione di Palena, porta d’ingresso del Parco della Majella. Qui ci sgranchiamo le gambe, aspirando a pieni polmoni l’aria gelida di montagna, approfittando del bar per un caffè e poter acquistare i prodotti tipici della zona (il famoso aglio rosso di Sulmona) all’interno delle strutture del Parco appositamente aperte per i circa 250 visitatori della Transiberiana d’Italia. Conclusa la pausa si ritorna in vettura per raggiungere Campo di Giove e le sue abitazioni stile alpino, ancora vuote in attesa del periodo estivo e dopo una serie di curve nei boschi e nella vegetazione di montagna arriviamo a Sulmona.
Dinanzi alla stazione una vecchia locomotiva a vapore ci ricorda di tempi andati e di coraggiosi ferrovieri, macchinisti e operai che su treni scoperti alimentavano la caldaia con il carbone con la forza delle braccia.
Nella cittadina famosa per i deliziosi confetti notiamo un centro storico curato e vivo di negozi ed attività artigianali. “Noi il nostro centro storico non l’abbiamo abbandonato” ci dice la guida con fare orgoglioso. Nonostante l’ora infatti troviamo aperti bar, ristoranti e i tanti negozi di confetti colorati che confezionati in forma di fiori e nei più svariati gusti, si possono acquistare, tutto sommato, a prezzi abbordabili. Sulmona ci accoglie con dolcezza, quasi indolenza, poche le automobili, mentre sugli spigoli dei palazzi noto le telecamere di controllo. Il tempo di buttare giù un panino, una bibita ed una caffè, visitare una parte del centro storico e siamo già di ritorno nel meeting point fissato dall’organizzazione per avviarci alla stazione tramite gli autobus navetta. Turismo lento, dicevamo. Così come è lento il ritorno a Isernia, contrassegnato da numerose pause del treno a causa del dispositivo gps che ci costringe a frenare. Motivo in più per ridare lo sguardo alle montagne, ai boschi, ai pianori di erba verde e fresca e per stringere amicizia con i vicini, continuando la chiacchierata iniziata all’andata. Gli argomenti sono comuni: come è cambiata Isernia, l’apprezzata vivacità culturale di Campobasso, i personaggi politici vecchi e nuovi che hanno caratterizzato alcune scelte nella nostra regione, la speranza di un rilancio dell’economia molisana. Un viaggio che ridona serenità, da affrontare magari con una comitiva di amici, tra un tressette, una chiacchierata ed un bicchiere di vino, sbalordendosi di fronte ai colori della montagna in tutte le sue stagioni, cercando di ritrovare quel senso di comunità perduto che abbiamo accantonato per una sempre più grigia modernità e la nuova solitudine da social network.
Link utili
Organizzazione e prenotazioni 327 5843233
Informazioni 366 5410667

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