« Moby Dick non ti cerca. Sei tu, tu, che insensato cerchi lei!. » |
(Moby Dick, Cap. 135) |
C’era una volta, anzi no. Non è una favola quella che voglio raccontare, quanto una storia personale e collettiva che questa città ha vissuto nella prima metà degli anni ’90, quando prosciugato lo stagno generazionale ed ideologico degli anni lunghi del riflusso, si venne a creare per motivi ignoti una visibilissima isola di creatività, impegno e bisogni sociali. Un lampo, una fuga, una tensione, un percorso lungo quattro anni e poi interrotto e mai più ripreso, dimenticato, abbandonato, costretto all’oblio forse per volontà dei suoi stessi protagonisti.
Una circostanza che riporta alla memoria un altro avvenimento relativo alla città e che costituisce una similitudine temporale che, come una palla matta scagliata nei decenni passati, giunge nell’odierno per destare anime e sensibilità nuove. Un sasso nello stagno che può avere effetti sconosciuti alla fisica. Eravamo tutti alla caccia della nostra personale Moby Dick e non ricordavamo che in città, in effetti, una balena era arrivata tanti anni fa, solo per pochi giorni, ma tutti avevano dimenticato da dove venisse e dove fosse finita.
“Apparizione misteriosa, terribile e meravigliosa, tratta dalle profondità dell’Oceano da un arpione, eviscerata, riempita di formalina, deposta su un semirimorchio e in viaggio per l’Europa continentale, oltre la Cortina di Ferro, in Grecia e in Israele e infine in Italia. Per svanire infine in un buco nero, forse comprata da un circo spagnolo e arenata per sempre in Catalogna… Il passaggio della balena Goliath a Campobasso, nel dicembre 1972, riaffiora dalle memorie infantili di una generazione come un sogno perduto e ritrovato. Il fugace passaggio di una creatura mitologica che oggi appare come l’archetipo di un immaginario fantastico che, per una stagione altrettanto breve, si è sperato che potesse andare al potere. Al potere sono poi andati ben altri immaginari ma la Balena potrebbe finalmente riemergere dalle profondità del tempo e tornare. Per riscattare la sua maestosa alterità liberandosi - e liberandoci - dalle catene che per troppi anni l'hanno imbrigliata. Nell’attesa, aspettiamo di ricostruire insieme la memoria di Goliath a Campobasso, chiusa in un semirimorchio posto a piazza Savoia, davanti all’ingresso della Villa Comunale, di fronte al Jolly Hotel.”
Venti anni sono trascorsi dall’inizio di una avventura chiamata “Giovani Giovanotti Giovinastri”. Ma come si misurano venti anni? Ad esempio trascorsero venti anni tra la fine della seconda guerra mondiale e l’uscita di “Rubber Soul” dei Beatles, oppure tra la morte di Giorgiana Masi sul ponte Garibaldi a Roma e l’uscita del film “Full monty”. La misura del tempo e le sue percezioni possibili appartengono al collettivo o al personale? Oppure ad un personale collegato ad un collettivo? Sbrogliare la matassa del tempo è impresa difficile ma se il sentiero si apre camminando, essersi rimessi in cammino è almeno esercizio salutare. Giovani Giovanotti Giovinastri 20.1 guarda al futuro. Si tornerà per quattro giorni a parlare di universi che si espandono ancora allontanandosi da quelli in decrescita (infelice), ripercorrendo gli anni che hanno diviso ed unito ancora una volta.
“Ci siamo riuniti dopo una mail che io inviai un anno fa a tutti gli organizzatori delle edizioni di ggg. Ci dicemmo che erano passati 20 anni. in questi vent'anni ognuno ha fatto il suo percorso, ma di quella esperienza cosa è rimasto? Dove sono i giovani a cui volevamo lasciare la staffetta? Allora riproviamoci ancora, dopo 20anni ci riproviamo. Autofinanziati, no a soldi pubblici, si all'idea che ggg è sempre con lo sguardo al futuro. Guardiamo avanti, non indietro. Non siamo autoreferenziali ma buttiamo ancora una volta la pietra in uno stagno, che sia la volta buona?”
Sarà dunque tempo di confrontarsi per parlare di venti anni fa, il futuro. Ci saranno tutti, insieme ad ospiti come Marco Philopat, Il Duca, BK Bostick e Lucia Vitrone. “Perché sogni, utopie e realtà di ieri ci accompagneranno nel prossimo futuro, quello a cui siamo interessati, quello per cui lavoriamo, quello per cui GGG 20.1ha la sua ragion d’essere.” Due mostre troveranno spazio nelle nuove strutture culturali nate negli ultimi venti anni. Nell’ex Onmi la mostra antologica di tutte le edizioni di Giovani Giovanotti Giovinastri 1993 – 1996 con fotografie, articoli, documenti video, oggetti, materiale promozionale relativo al festival. Negli spazi dell’ex Gil arriva a Campobasso la mostra “Bhap!”: “Beat Hippy Autonomi Punk”, realizzata da Marco Philopat e Giancarlo Mattia con la collaborazione della Casa delle Culture di Cosenza. Un’esposizione, costituita da 126 pannelli, dedicata alle controculture e ai movimenti, i cui materiali utilizzati provengono dai due archivi – quello di Giancarlo è semplicemente infinito – con il supporto dell’archivio Primo Moroni e di quello della casa editrice ShaKe.
“Una mostra sulle controculture e i movimenti che a partire dagli anni Cinquanta hanno popolato la nostra vita, che hanno segnato il tempo e sognato di andare fuori dal tempo, che hanno stravolto il modo di vivere e quindi anche la politica, che hanno tentato di separarsi dalle separazioni per allargare l’area della coscienza e assaltare il cielo.”
L’evento finale al Blue Note con un evento multisensoriale scritto da Leopoldo Santovincenzo, attuale responsabile programmazione cinema RAI4, critico cinematografico e mente di Giovani Giovanotti Giovinastri. Un evento che coinvolgerà musicalmente musicisti, dj e performer che attraversarono quei momenti. Ma è presto per raccontare ancora tutto. Dal 9 al 12 settembre potrebbe accadere l’imponderabile.
Il bollettino del ministero degli esteri di Giovani Giovanotti Giovinastri è sulla pagina facebook www.facebook.com/pages/Giovani-Giovanotti-Giovinastri/220369341475982?ref_type=bookmark
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